R.Vaneigem
Nessuna pietà.
Nell'era del monopolio spettacolare delle immagini, ogni forma d'arte che aspiri a realizzarsi deve necessariamente [ri]prendere coscienza e possesso dei mezzi di produzione e propaganda [DEPROLETARIZZAZIONE]
L'attuale controllo capillare dei compportamenti individuali, potenziamento del vecchio controllo sociale e sua conseguenza naturale, viene praticato dall'apparato di stato mondiale attraverso la virtualizzazione del reale e la materializzazione della realtà virtuale che produce.
In altre parole, il pensiero dominante presenta una tendenza costante a sottrarre spazio al materiale a vantaggio del mediale, conquistando lo spazio individuale [pubblico] e convertendolo in statale [privato].
L'apparato iperspettacolare esercita il controllo psicologico attraverso il bombardamento iconoGRAFICO permanente, imponendo il suo modello unico dai mille volti- personificazione continuamente diversa ed uguale del perfetto sopravvivente. Esso induce a bisogni virtuali che non possono essere materialmente realizzati, generando un sentimento collettivo di perenne insoddisfazione, che si autoriproduce in ogni momento, e che indebolisce le difese psicoimmunitarie individuali.
L'onnipresenza della grafica sterilizzante della merce, che, non lasciando possibilità d'interpretazione alcuna, ipotrofizza i cervelli più deboli-la MAGGIORANZA-, crea l'illusione dell'onnipresenza dell'apparato burocratico e del suo controllo-la SICUREZZA.
In questo scenario di guerra psichica permenente l'individuo che aspira all'emancipazione vitalistica dalla melma della normalità si trova di fronte a una scelta:subire o reagire
Il vecchio conflitto tra sopravvivenza e vita vissuta si è spostato quindi dal piano della realtà concreta a quello della realtà virtualmente materiale dello spettacolo.
La decolonizzazione dell'immaginario collettivo diventa prioritaria ai fini della condotta e delle sorti del conflitto attualmente in corso. Una guerra iconica permanente, immagini fertilizzanti da sovrimpressionare alla scadente grafica di regime, per germogliare nell'immaginario.
Decolonizzare lo spazio significa deterritorializzare la realtà codificata, o sovvertirla, convertendo lo spazio striato [statale] in spazio liscio [individuale].
Creare il mito e farlo funzionare.
Il momento congelato dell'eterno presente spettacolare è definito da una infinita riproducibilità di comportamenti e di segni, che la grafica di regime porta fino al parossismo, e che le forze congiurate della vita dovranno imparare ad usare altrettanto bene per dirottare l'avanzata del POPOLO della MERCE.
L'apparato iconogarfico transtatale domina lo spazio -concreto e virtuale- imponendosi come realtà indiscutibile, monopolizzando la percezione collettiva (il mito).
Il contesto urbano si presenta come scenario ideale alla costante riproduzione di situazioni percettive che vanno a sedimentarsi direttamente sull'immaginario collettivo, ostaggio della propaganda dell'ordine spettacolare.
L'intervento diretto e costantemente riprodotto sui supporti multipli offerti dallo spazio urbano permette di creare disagi percettivi multipli detournanti, deviazioni del flusso mentale che scardinano l'immaginario dalle imposizioni interpretative svuotate dal nichilismo della merce.
SABOTAGE!!!
Nessuna pietà.
Nell'era del monopolio spettacolare delle immagini, ogni forma d'arte che aspiri a realizzarsi deve necessariamente [ri]prendere coscienza e possesso dei mezzi di produzione e propaganda [DEPROLETARIZZAZIONE]
L'attuale controllo capillare dei compportamenti individuali, potenziamento del vecchio controllo sociale e sua conseguenza naturale, viene praticato dall'apparato di stato mondiale attraverso la virtualizzazione del reale e la materializzazione della realtà virtuale che produce.
In altre parole, il pensiero dominante presenta una tendenza costante a sottrarre spazio al materiale a vantaggio del mediale, conquistando lo spazio individuale [pubblico] e convertendolo in statale [privato].
L'apparato iperspettacolare esercita il controllo psicologico attraverso il bombardamento iconoGRAFICO permanente, imponendo il suo modello unico dai mille volti- personificazione continuamente diversa ed uguale del perfetto sopravvivente. Esso induce a bisogni virtuali che non possono essere materialmente realizzati, generando un sentimento collettivo di perenne insoddisfazione, che si autoriproduce in ogni momento, e che indebolisce le difese psicoimmunitarie individuali.
L'onnipresenza della grafica sterilizzante della merce, che, non lasciando possibilità d'interpretazione alcuna, ipotrofizza i cervelli più deboli-la MAGGIORANZA-, crea l'illusione dell'onnipresenza dell'apparato burocratico e del suo controllo-la SICUREZZA.
In questo scenario di guerra psichica permenente l'individuo che aspira all'emancipazione vitalistica dalla melma della normalità si trova di fronte a una scelta:subire o reagire
Il vecchio conflitto tra sopravvivenza e vita vissuta si è spostato quindi dal piano della realtà concreta a quello della realtà virtualmente materiale dello spettacolo.
La decolonizzazione dell'immaginario collettivo diventa prioritaria ai fini della condotta e delle sorti del conflitto attualmente in corso. Una guerra iconica permanente, immagini fertilizzanti da sovrimpressionare alla scadente grafica di regime, per germogliare nell'immaginario.
Decolonizzare lo spazio significa deterritorializzare la realtà codificata, o sovvertirla, convertendo lo spazio striato [statale] in spazio liscio [individuale].
Creare il mito e farlo funzionare.
Il momento congelato dell'eterno presente spettacolare è definito da una infinita riproducibilità di comportamenti e di segni, che la grafica di regime porta fino al parossismo, e che le forze congiurate della vita dovranno imparare ad usare altrettanto bene per dirottare l'avanzata del POPOLO della MERCE.
L'apparato iconogarfico transtatale domina lo spazio -concreto e virtuale- imponendosi come realtà indiscutibile, monopolizzando la percezione collettiva (il mito).
Il contesto urbano si presenta come scenario ideale alla costante riproduzione di situazioni percettive che vanno a sedimentarsi direttamente sull'immaginario collettivo, ostaggio della propaganda dell'ordine spettacolare.
L'intervento diretto e costantemente riprodotto sui supporti multipli offerti dallo spazio urbano permette di creare disagi percettivi multipli detournanti, deviazioni del flusso mentale che scardinano l'immaginario dalle imposizioni interpretative svuotate dal nichilismo della merce.
SABOTAGE!!!
Ogni contenuto ha trovato confema dentro di me. Le traccie del invisibile mostro del potere si possono trovare nella storia. Forze troppo audace paragonare la situazione attuale con i metodi di alienazione impiegati dal catolicesimo per estinguere gli autentici riti pagani tramandati dai popoli antichi con l'impiego della immagine "arte" perche oggi viviamo la apoteosi della alienzione mentale, ma se ci pensi detenutamente, in fondo è lo stesso difficile...immagino gli eretici stanchi della dominazione catolica, quelli che riuscivano a vedere la falsità della alienazione mediatica. Spaesare il prorio sistema e i suoi linguaggi visivi anzi che sfidarlo direttamente mi sembra più effetivo. Per vincere l'nemico devi metterti nella sua pelle, intuire il suo pensiero e con le sue stesse armi farlo impazzire.
RispondiEliminaUn piacere la tua lettura Benito Salassia.