23/02/10

Avoir rendez-vous avec DOpINg?!



Modi per iniziare a farla finita!


Potrebbe essere un “manifesto”. UN riverenziale timore al cospetto dei nostri maestri del futuro anteriore vieta di illustrare miserie contemporanee con incongrui ri-passatismi narrativi -da MEGA (Marx-Engels-Gesamtausgabe) a Tzara, passando per il Futurizmo, piano o cubo, fino a Debord, Johnny Rotten e, così via discorrendo, epigoni ad libitum sfumando-, occasionalmente conosciuti per passate e memorabili redazioni di ben altri tosti manifesti d’avanguardia.


Non vogliamo cattivi maestri. Di fronte alla miseria del presente, rivendichiamo la maestria nella cattiveria.

Urgenza!!!! Rivendicare la saturazione dell’afasia presente; creare una nuova sintassi per il vivente e distruggere la normazione sintattica della riproducibilità tecnica del presente; uscire dal nihilismo del capitalismo simbolico-cognitivo!

Le dialettiche tra ideale e materiale, tra forma e contenuto, tra arte e realtà pardon! Vita quotidiana!-, tra soggetto e oggetto & so on, è finita. La Dialettica è morta! Il reale non esiste più. Il capitale ha messo a profitto la vita e non ha più bisogno di simulare il conflitto delle sue maestranze per ottenere –pro domo sua- sintesi per equilibri transitori.

Una vera very exit strategy deve pervasivamente ed invasivamente imporsi come virus vaccinatorio contro l’invasiva e pervasiva dittatura della peste capitalistica.
Il conflitto subreale con il capitalismo diviene la norma transitoria per la metastoria del postumano oltre il moderno: il postmodernismo ha fallito; il transmoderno diventa oltremodo urgente.

La transizione non è più questione del marxismo. Il capitalismo è transizione continua attraverso diverse forme di furto, sfruttamento e oppressione. Per questo l’ordine capitalista non è normale o eterno e può sempre essere battuto e sovvertito.

Il capitalismo non è normale e non può pretendere di essere l’imperituro fabbricatore di norme. Detto altrimenti, il capitalismo può essere norma –economica, giuridica, politica e culturale- solo perché esiste sempre la possibilità/potenza della sua eccezione.

L’eccezione è ciò che eccede alla norma. L’eccedenza è la normalità dell’eccesso. Il capitalismo ha reso normale l’eccesso. L’eccesso renderà eccedente l’anormalità del capitalismo.

Il culto della normalità è continuamente dissolto dalla superbia quotidiana del presente. La tracotante cronaca vera segnala l’esuberante cospirazione capitalistica sopra le molteplici eccedenze al suo ordine simbolico e reale. Il presente è morto nel racconto di ciò che è avvenuto e il futuro è solo metastasi del raccontato.

L’odierna eterna forma capitalistica è la riproduzione formale del suo contenuto ordinante. Tutto questo riproduce passioni tristi.

Il conflitto contro il capitalismo non è mera passione, ma razionale raggiungimento di uno stato di grazia e letizia (due nomi di donna, due differenze).

Solo come cattura, controllo e disciplina il capitale impone la sua norma. I primi compiti per sovvertire il presunto ordine normale del capitalismo sono: tallonare l’eccedenza alla norma capitalistica; fare il blow up dell’eccezione; produrre e sviluppare nuove e alternative forme di vita. La potenza del possibile non è reale. Il possibile è potenza del sub-reale.

La vita è l’avatar del capitale nell’era della sua riproducibilità virtuale: oggi!. NB: virtuale non è contrapposto a reale. Virtuale è bensì contrario al concreto.

Il concreto ha un padre e una madre: il primo è il capitale, la seconda decide spesso di allargare le gambe (malgrado noialtri).

Flussuose passioni attraversanti il reazionario contemporaneo, inducono urgentemente a una razionalità spinozista verso l’amor Dei intellectualis.

Arroganti quanto danarosi; pezzenti quanto potenti; nonché irrimediabilmente stronzi ominidi appesi alla propria prostata pervadono il mondo e colonizzano l’immaginario collettivo.
Avulsi dal crepitio di chiappe fonicamente riprodotto irridendo il potere costituito, un’umanità sfruttata rivendica di rivendicare.

L’avevamo detto, scritto e cantato: non sappiamo cosa vogliamo; sappiamo come ottenerlo!

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